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sabato 5 dicembre 2009

Silvio Berlusconi e le tasse

Uno degli errori più grandi che una persona può fare durante la sua vita è quello di criticare l'operato altrui senza promuovere delle idee alternative che siano credibili. La credibilità delle idee alternative che vengono proposte è condizione necessaria per poter criticare l'operato dell'interlocutore. E qual è la scienza che più di tutte rende credibile una tesi? La matematica naturalmente. Diceva il mio professore che la matematica è un'opinione con obbligo di coerenza. Per quanto mi riguarda, ho sempre parlato di Silvio Berlusconi e del suo governo nel merito dei fatti e dei provvedimenti assunti e non. Cerchiamo ora per quanto ci è possibile, di parlare della politica economica del governo. Partiamo dalla pressione fiscale, che secondo l'Ocse nel 2008 in Italia è pari al 43,2% del Pil, mentre era pari al 43,5% nel 2007. Cosa sta facendo dunque il governo Berlusconi per mantenere la promessa di ridurre la pressione fiscale al 40% alla fine del suo mandato, ovvero nell'Aprile del 2013, senza aumentare il debito pubblico, che nel 2013 è stimato pari al 117,7%? In primo luogo, la vedo dura per Silvio mantenere questa promessa. Nella programmazione economico-finanziaria del 2009-2013 è stimata una pressione fiscale pari al 42,6% nel 2013, che sarebbe già un fallimento della sua promessa ma a mio modesto parere sarà molto difficile che nel 2013 la pressione fiscale sarà pari al 42,6%, dovrebbe essere più alta dato che già è saltata la previsione del governo sulla pressione fiscale del 2008 (stimata 42,8%, risultato 43,3%). Chiaramente il mio augurio è che Berlusconi possa portarla al 35% la pressione fiscale nel 2013! Ma per farlo, servono riforme coraggiose stile Thatcher, e stando a ciò che leggo, non è intenzione del governo farle, per il momento s'intende. La speranza è l'ultima a morire. Nella programmazione economico-finanziaria del 2010-2013 le mie piccole analisi vengono confermate, e il target della pressione fiscale nel 2013 è stato modificato a 42,9%, livello più ragionevole ma lontano dal famoso 40%. Silvio Berlusconi tempo fa aveva detto che in tempi di crisi bisogna avere il coraggio di abbattere la pressione fiscale, ha ragione. Certo, sarebbe fantastico se poi mettesse in pratica questa frase. Le spese programmate nel documento 2010-2013 crescono cosi come crescono le entrate, comprese quelle tributarie. Cosa commentare a riguardo; se le cose saranno cosi nel 2013 (o peggio) Silvio Berlusconi non avrà fatto la rivoluzione fiscale e liberista che i suoi elettori si aspettavano dal suo governo. Non voglio cosi dire che sarà un governo pessimo o cattivo, ma semplicemente sarà un governo che non avrà attuato una politica fiscale liberista. Tutto qui, per molti può anche essere un bene. Silvio Berlusconi nel 2013, se la pressione fiscale sarà pari al 43%, probabilmente non avrà messo mani nelle tasche degli italiani, ed è già una cosa buona. Ma non sarà quel governo rivoluzionario che molti si aspettavano, e questo è un peccato. Cosa vorrei io? A parole direi ripartire dalla riforma dell'Ire portando l'aliquota al 23% per i redditi fino a 100 mila euro e del 33% per i redditi da 100 mila euro in su; abolire l'Irap; ridurre l'Ires, aumentare detrazioni e deduzioni; fiscalità privilegiata per le imprese estere e per il Sud; eliminare la tassa sul bollo dell'auto; aumentare le liberalizzazioni e le privatizzazioni in tutti i campi; eliminare province ed enti inutili; ridurre la spesa pubblica. Potrei continuare, in sintesi io vorrei un governo alla Reagan, alla Thatcher, ma è facile per me parlare. Però caro Silvio, queste due persone hanno avuto il coraggio di ridurre la presenza dello Stato nell'economia, hanno avuto il coraggio di ridurre le tasse e di rivoluzionare i loro rispettivi Paesi. Come rendere credibili le mie parole? La matematica può essermi di aiuto; basta osservare i risultati dei governi dei due summenzionati colleghi. L'ho già fatto, basta avere la pazienza di rileggere qualche post precedente del mio blog. E allora Presidente, fra 20 anni vuoi che il tuo nome possa entrare a far parte della classifica del Time dei leader e rivoluzionari più grandi al mondo oppure vuoi che fra 20 anni sarai ricordato solo perchè nel 2007 c'è stata una crisi simile a quella del 1929? A te la scelta.

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