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giovedì 15 ottobre 2009

In breve sullo scudo fiscale

Ho gia espresso in un precedente post che considero la lotta ai paradisi fiscali una violenza alla libera concorrenza in materia fiscale. Cercherò ora di fare qualche considerazione in merito al provvedimento che il governo Berlusconi ha preso per contrastare i territori a fiscalità privilegiata. In realta in primis è stato il governo Prodi che con la finanziaria 2007 ha intrapreso azioni concrete nel contrasto al fenomeno. In estrema sintesi, con lo scudo fiscale, tutti coloro che al 31 dicembre 2008 possedevano attività o beni all'estero, ovvero in quei territori considerati "paradisi fiscali" dal nostro ordinamento, hanno la possibilità di regolarizzare o rimpatriare tali capitali entro il 15 dicembre 2009, scontandoli con un'aliquota del 5% e usufruendo di una sanatoria per alcuni reati. In sostanza, il fisco non potrà rivalersi in futuro nei confronti dei contribuenti che hanno "scudato" le attività in questione. E' a mio avviso un provvedimento che nel breve termine assume una importanza strategica non di poco conto in quanto consentirà di rimpatriare e regolarizzare circa 100 miliardi di € con un tasso di recupero del fisco circa pari a 5 miliardi di €. Certo, ci sono ulteriori osservazioni non strettamente tecniche che si devono fare, come il fatto che nel momento in cui un soggetto pensa che potranno essere fatti nuovi condoni in futuro, potrebbe decidere di non aderire a quello attuale e di rimandare il tutto al prossimo scudo. Pertanto, per aggirare il fenomeno del contribuente particolarmente in gamba, è chiaro che nei prossimi -eventuali- condoni bisognerà alzare di qualche punto percentuale le aliquote in questione. Assieme a questo provvedimento, vi è in generale una reale intensificazione alla lotta nei confronti dei paradisi fiscali (con determinati articoli ben precisi della legge appena approvata che non starò qui a commentare), che come già espresso, era stata rafforzata dal governo Prodi. Non sono felicissimo di questa accellerazione nella lotta ai paradisi fiscali perchè chiaramente ciò è lontano dalla visione di chi crede nella libera concorrenza in materia fiscale. E' chiaramente inesatto il pensiero di coloro che credono che la criminalità organizzata usa questi paesi per il riciclaggio; non c'è nulla di più falso delle argomentazioni che vengono fatte in proposito, in quanto non esistono allo stato attuale territori che vengono considerati ostili sotto il profilo del riciclaggio: il capitale viene controllato dall'intermediario di riferimento. Diffidate dunque da coloro che con molto populismo dichiarano guerra a questi territori per questa motivazione. Resta il presunto problema dell'evasione fiscale. Ma rimando ad un prossimo post le mie considerazioni in merito, e intanto vi invito a riflettere sulla definizione di evasore. Persone che si fanno beffa dello Stato e di coloro che con onestà e sacrificio pagano le tasse, oppure eroi che in nome della libertà combattono lo Stato padrone che spreca il denaro pubblico e che chiede sempre più e si fa beffa del popolo con false promesse e false esigenze? Come diceva Seneca, spesso la verità sta nel mezzo. Alla prossima.

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