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lunedì 1 febbraio 2010

Il futuro leader della destra italiana


Cosa significa essere di destra in Italia? La destra in Italia da quale partito viene rappresentata? Esiste una definizione unica per coloro che si riconoscono nei valori della destra? E soprattutto, quando Berlusconi non sarà più in politica, quale futuro potremo prevedere per il Popolo della libertà? In primo luogo non esiste una sola definizione per il termine "destra", cosi come non esiste una sola definizione per il termine "sinistra". Le differenze sostanziali fra le anime della destra riguardano in primo luogo la gestione del welfare. Il sociologo danese G. Esping-Andersen ha introdotto un' interessante classificazione dei vari sistemi di welfare state e in questo post riportiamo le due visioni differenti più importanti che riguardano le anime della destra, anche se come vedremo, possono anche riguardare parte del pensiero della sinistra. In primo luogo abbiamo il regime liberale, ovvero di welfare residuale. Il sistema di welfare di tipo liberale si basa sul principio che i diritti sociali devono essere fondati sulla dimostrazione dello "status di bisogno". Secondo questa teoria, i servizi pubblici non devono essere distribuiti in maniera indistinta a tutta la popolazione ma solo a coloro che effettivamente hanno necessità di tali servizi. Lo Stato deve dunque individuare e accertare lo stato di bisogno di un determinato soggetto e solo in quel caso intervenire con la fornitura delle relative risorse. Per gli altri individui della società, ovvero per coloro che sono in condizioni di ricchezza tali da non necessitare dell'intervento statale, secondo la teoria del regime liberale, lo Stato non deve fornire alcun servizio, e tali soggetti possono ricorrere sul mercato privato dei servizi. Nel caso in cui non si raggiunge l'equilibrio domanda/offerta e quindi si assiste al relativo fallimento del mercato, il regime liberale prevede l'intervento dello Stato che sostituisce in via esclusiva il relativo mercato in questione. Il principio del regime liberale è quello di ridurre al minimo l'intervento statale nell'economia e negli altri campi del welfare. Negli ultimi anni i principali leader che hanno applicato questa filosofia di governo sono stati Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Questa rivoluzione del welfare ha portato grandi ricchezze ai rispettivi Paesi, generando una vera e propria rivoluzione culturale: in Inghilterra, il partito laburista una volta salito al governo (dopo 18 anni di governo conservatore tre governi Thatcher e un governo Major) grazie alla figura di un grande statista, Tony Blair, ha introdotto la stagione del "New Labour" amico del mercato e ha mantenuto quasi tutte le riforme della Thatcher. Una grande vittoria per la lady di ferro. Ricordiamo tuttavia, che anche nel caso di Reagan, abbiamo avuto i Reagan Democrat, ovvero sostenitori del Partito Democratico che però hanno appoggiato le politiche di Reagan. Gli stati che adottano questo tipo di welfare sono (non a caso!) quei Paesi dove la ricchezza è maggiormente divisa fra la popolazione e dove si registra in generale il più alto tenore di vita: gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Canada, l' Australia e la Nuova Zelanda e i partiti politici di riferimento sono la destra e la sinistra liberale. Un'altra visione della destra è quella riassunta nel regime conservatore, ovvero di welfare particolaristico. Tale sistema si basa sul fatto che la fornitura di servizi da parte del welfare è conseguenza del possesso di alcuni requisiti, in primis il lavoro, dove in base a tale lavoro vengono stipulate delle coperture assicurative per i servizi dei cittadini. La condizione di lavoratore quindi fa scaturire i relativi diritti sociali. Il welfare aziendale, che rappresenta una variabile di tale regime, si basa sul pagamento di contributi da parte del lavoratore e delle aziende che vanno a finanziare i servizi. Questo sistema viene applicato parzialmente in Italia ed è tipico delle regioni Europee continentali e meridionali. Abbiamo infine il regime socialdemocratico, che si basa sul riconoscimento di uguaglianza e sulla presenza di diritti offerti in maniera indistinta a tutti i cittadini a prescindere dalla loro condizione economica e sociale. Questo regime è basato su una forte presenza dello Stato nei vari campi dell'economia e del sociale. E' parzialmente applicato in Italia e nelle nazioni dell'Europa del Nord. E' facile intuire come in Italia non è presente il regime liberale del welfare state e cosa più grave non è presente nella mentalità dei partiti di sinistra e di destra. Nel 1979 quando in Italia c'erano ancora le brigate rosse, Margaret Thatcher rivoluzionava un Paese. La destra italiana deve fare i conti con la sua identità. I 15 anni di Berlusconi non hanno portato quei cambiamenti che la Thatcher ha portato nel Regno Unito. La pressione fiscale in Italia è alta, la spesa pubblica improduttiva altrettanto. Il nostro Paese è eccessivamente socializzato e tende a tassare troppo per restituire il più delle volte il nulla. Le liberalizzazioni e le privatizzazioni sono ancora poche. Lo Stato è troppo presente nell'economia che è quotidianamente in crisi. La destra italiana deve scegliere se appoggiare il neo-liberismo thatcheriano, oppure proseguire in quel conservatorismo che si basa sull'immobilismo e il mantenimento dello status quo. Non credo anche se lo spero fortemente che Berlusconi ormai possa cambiare la destra italiana, e pertanto bisogna sperare che il dopo-Berlusconi sia caratterizzato dalla discesa in campo di un nuovo leader che possa portare la destra dallo statalismo al liberismo in campo sociale ed economico. Ma quale può essere questo leader? Quale può essere quel leader cosi carismatico e rivoluzionario che possa essere in grado non solo di cambiare la destra, ma anche di cambiare la mentalità della maggior parte degli elettori di destra ancora troppo ancorati allo statalismo? I candidati più considerati oggi sono Fini e Tremonti. Personalmente credo che farebbero rivoltare dalla tomba il buon vecchio Reagan. Entrambi infatti, appartengono a quella destra che io rifiuto culturalmente e che non condivido. Il primo ancora in cerca di una identità è troppo legato alla visione statalista e al "socialismo" di destra, il secondo pur essendo una persona oggettivamente intelligente è incapace di fare le rivoluzioni nel suo ministero e quindi sarebbe altrettanto incapace nel rivoluzionare il modo di pensare italiano. Le speranze in Italia, di trovare un Reagan o una Thatcher sono molto basse, quasi inesistenti. Eppure voglio lanciare a voi gentilissimi lettori, una piccola provocazione. Fino ad oggi, l'unico segnale concreto di una certa voglia di riformismo è venuto da Mariastella Gelmini. L'unica vera riforma che ho visto realizzare da questo governo senza se e senza ma è proprio la riforma Gelmini. Non voglio ora parlare del contenuto, ma mi riferisco al fatto che per una volta il governo è stato deciso nel fare una scelta. La Gelmini ha dimostrato di avere il pugno duro, e nonostante le forti contestazioni, è andata avanti senza negoziare e ha portato avanti le proprie istanze. Non è poco in Italia, un Paese dove tutto viene sempre discusso e messo in discussione e alla fine non si fanno mai le vere rivoluzioni e non è poco per la destra italiana che è formata per la maggior parte da ex democristiani e socialisti che hanno una mentalità vecchia e statalista e soprattutto poco rivoluzionaria. Non dimentichiamo che anche Maggie è stata ministro dell'istruzione prima di diventare premier del Regno Unito per tre mandati di seguito. Sarà Mariastella Gelmini il futuro leader della destra italiana? Sarà Mariastella Gelmini a portare il liberismo in Italia?

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